I Vincitori della Terza Edizione del Premio "Fino in Fondo"
La commissione esaminatrice della terza edizione del premio «FINO IN FONDO», costituita da:
Davide Gorga, poeta, scrittore e saggista
ha valutato le opere pervenute designando i seguenti vincitori:
Francesco Paolo Dellaquila, poeta, scrittore e operatore culturale
Marinella Linardos, in rappresentanza della Susan G. Komen Italia
Elisabetta Vatielli, poetessa
Arianna Saggio, giornalista
«L’albero ricoperto di spine»
Bianca come il più pallido silenzio, come una sposa nel più lucente sogno, ci saluti. Bella era la stagione nei tuoi occhi, ardeva il vento nelle tue parole: erano spiagge d’oro, oasi celesti, acque salvifiche, intatte e primordiali. Erano varchi oscuri, anditi occulti persino ai saggi antichi, ai negromanti, strade inventate per l’eternità. Erano fuoco, erano tempesta mai chine sulle spoglie della vita, magico unguento contro la pietà. Ora, il tramonto nel tuo sguardo spento, è ancora luminoso come l’alba: il sole non riesce più a sparire oltre le vette e a sciogliersi nel mare. L’albero che tu amasti, il verde pino coperto ormai di spine e di dolore stanotte si è schiantato sull’asfalto: nessuno sa che si è lasciato andare, perché nel viaggio tu non fossi sola. Bianca come il più pallido silenzio lasci la notte a chi ti resta accanto. Gli splendidi sorrisi e le carezze con cui scacciavi anche il più mesto pianto, purtroppo li hai portati via con te. Vittorio Di Ruocco
«Come un albero»
Voglio essere per te come radici di albero che tengono stretta la terra intorno. E restare lì fermo ad osservarti mentre le foglie assorbono la tua voce, i tuoi odori, i dolori riflessi nella pioggia. E poi lasciarle cadere -le mie fogliedi tanto in tanto per accarezzarti. Voglio essere per te un albero e sapere che solo tu puoi ritornare mentre io posso solo aspettarti. Stefano Di Pietro
«Un ascensore verso il cielo»
Medicina generale, secondo padiglione, primo piano. Bianco e nero su cielo grigio. Chi entra, chi esce. Destra, sinistra. Salire, scendere. Scale, ascensore. Porte aperte sul passato, porte chiuse al futuro. Zoccoli nei corridoi, appunti su tavolette. La vita scorre in linea retta. Sale numerate in sequenza, domande in ordine, risposte assenti. «Si è fatto tutto il possibile»: sei silenzi improvvisi in quattro quarti, un tango passionale per un cuore esangue. Poteva accadere. È accaduto prima. Dopo. Più vicino, più lontano. È accaduto a te. In seguito a, poiché, eppure, malgrado. Ora sei vento e nostalgia. «Permette un ballo?» Mi chiese la vita. Io le ho risposto: «Con molto piacere». E tu sei qui, nell’accelerazione del cuore. Ilaria Caspani
«Esisterò ancora»
Ho resistito fino in fondo come le tegole sbiadite delle case sul mare di Gaeta consapevoli di volare via al primo colpo di vento. Ho resistito a fatica come vetri di antiche case che affacciano su piazze dove giocano bambini. Ho resistito fino in fondo come le pietre scolpite da mille anni. Ho resistito fino in fondo come reliquia in una teca come la Monna Lisa per darti coraggio mentre ne avevo bisogno. Esisterò fino in fondo nei rintocchi di un campanile nel volo dei gabbiani nei tuoi occhi riflessi sul mare di Gaeta Stefano Di Pietro
«Il fiume generoso della vita»
La tua salvezza come la speranza si è abbarbicata all’albero del Cielo sospeso a mille miglia dalla terra, da questo mondo intriso di dolore. Nelle tue mani lente ormai scarnite si legge chiaro il senso della vita e nei tuoi occhi verdi, ancora in fiore s’addensa la certezza di un miraggio. Ma nel tuo volto ha già scavato il vento portando via con sé la tua bellezza rubata al tempo che si è arreso al pianto. Belva feroce, ti ha travolto l’onda senza curarsi delle tue ferite che a grappoli frantumano i ricordi. Resisti alla vertigine del male e strappi con preghiere la sua tela che più s’accresce mentre ti divora. Prega ragazza triste, non sei sola nell’ora più straziante dell’inverno, anche le nostre mani sono giunte a reclamare la misericordia. Signore Eterno lascia uno spiraglio al sole fragile che sciama dal suo petto per perdersi nel più inquietante abisso. Quale più grande prova del Tuo amore, fa’ sì che all’alba si illumini di musica il silenzio e il fiume generoso della vita ritorni a camminare nel suo cuore! Vittorio Di Ruocco
«E ti specchi ancora»
Il coraggio di una bandana fucsia, una gruccia come appoggio. E ti specchi ancora. La tenacia di un paio di scarpe da ginnastica, una canotta rosa scuro delle stesso colore del tuo male. Hai cominciato prima la tua battaglia. Prima di noi, donne ingaggiate in un nuovo esercito di guerriere. Eppure hai ancora la forza di controllare le unghie senza smalto. E ti specchi, di sbieco. E ti ammiro. E bevo di te e del tuo caparbio graffio alla vita. Un invito a combattere il tuo. Aggiusti il rossetto sopra un sorriso indossato per l'occasione. Ti muovi vuota, dentro una trasparenza visibile agli altri. Oltre il collo ossuto e i fianchi spigolosi, mostri l'anima. Ancora viva. Sistemi la bandana che copre solo i pensieri. E resti lì, in piedi. Ancora in piedi, nonostante i morsi stillati lenti. E sei ancora in piedi, il coraggio sotto il braccio. Fino in fondo, per darci la forza che manca. In piedi, incontro a un giorno in più. O solo incontro a un altro respiro. Liviana Ceccarelli
«Quella che ero»
Io vorrei indietro La mia vita semplice Di scarpe comode e basilico sul davanzale Di lunghe pigre serate di maggio I panni stesi fuori ad asciugare Un vestito largo e leggero con l'orlo da una parte sfilacciato. Vorrei indietro La donna che ero Contenta di non avere desideri Se non quello di stendere sul tavolino una tovaglia fresca di bucato. Laura Vezzosi