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I Vincitori della Settima Edizione del Premio "Fino in Fondo"



La commissione esaminatrice della settima edizione del premio «FINO IN FONDO», costituita da:

    Davide Gorga, poeta, romanziere, saggista
    Francesco Paolo Dellaquila, poeta e operatore culturale
    Elisabetta Vatielli, poetessa
    Arianna Saggio, giornalista
    Marinella Linardos, in rappresentanza della Susan G. Komen Italia
ha valutato le opere pervenute designando i seguenti vincitori:

    Sezione "Fino in fondo":

    1° posto ex aequo:
    «Platani genuflessi» di Paolo Cattolico

      Lungamente mi hai parlato
      dei benefici effetti
      di un abbandono improvviso:
      quello in cui, ecco, il personaggio
      sia esso padre, marito, confidente,
      quando meno te l'aspetti esce di scena.

      Sembra che il contraccolpo
      a questa perdita,
      all’apparenza senza cura,
      produca nelle vittime una scorza
      che le renda invulnerabili
      ai colpi del destino.

      Sarà.
      Ma io conosco una ragazza
      che ancora vaga sola,
      una bottiglia in mano,
      tra i corridoi della stazione.

      Conosco il viso
      di coloro che non piangono
      perché non l’hanno mai imparato,
      e sono privi di linfa, come foglie
      di un albero sventrato.


    1° posto ex aequo: «Io non sapevo» di Maria Pina Ciancio

      D'improvviso la tua piccola stanza
      si è fatta il tuo piccolo mondo
      Il tuo letto un giaciglio
      il passato un cerchio di ombre e presenze
      che cura e lenisce i giorni e le notti,
      le ultime ore una porta socchiusa
      su un corredo di alcol, cotone, siringhe.
      E anche l'odore del tuo dopobarba è sparito.
      Posso cadere qui, sai
      mentre ti cerco le mani
      morbide e arrese come non le avevo mai viste
      Io non sapevo che un padre potesse
      farsi bambino e poi figlio
      e chiedere
      'come si fa per mangiare'
      'come si beve'
      'adesso cosa devo fare?'
      E consolarsi in un sonno a singhiozzi
      che risuona di nomi, di date confuse
      dell'infanzia che bussa nell'ombra
      e allontana la pioggia che batte insistente col sole
      mentre d'intorno tutto rinasce
      e i tuoi innesti nei campi hanno già frutti e semi maturi.

      (a mio padre)


    1° posto ex aequo: «In un giorno qualunque» di Luisa Di Francesco

      Uno dopo l’altro, giorni qualunque
      uguali a loro stessi e a me.
      Forse è questo morire: non sentire più niente
      e sgranare le ore in frammenti
      chicchi sparsi di melagrana
      come rosario di preghiera.
      Può darsi che la vita
      sia questo sbriciolare istanti
      senza averne istinto e parvenza
      può darsi che la fine
      sia l’inizio di altra consapevolezza
      nell’imponderabile pienezza
      dell’anima, nella sola coerenza
      di essere palpito di universo
      che tutto ammanta e unisce
      e scolpisce, qui e oltre.
      Può darsi che sia quello il cuore
      del mondo finito nell’infinito
      e che le voci degli uomini
      rimbalzino echi di storia diversa
      dove io e l’altro
      abbiamo lo stesso sangue
      e i medesimi sguardi.
      Può darsi. Però, mi accade di udire
      la mia anima scuotersi sola
      nella litania che affiora alla bocca
      quando, giunta alla croce,
      la melagrana avrà lasciato andare
      tutti i suoi figli all’aspro di sorte.

      Può darsi che, in un giorno qualunque,
      ciò che era diviso tornerà ad essere.
      Dall’amore unito.


    1° posto ex aequo: «Profumo di mele» di Virginia Rescigno

      S’affacciano parole a questa notte
      colma della tua assenza,
      così lunga,
      così lunga,
      da appannare la tua esistenza.

      Gli anni si contraggono
      per non confondere il ricordo
      che trema a volte esausto
      e si rannicchia all’angolo del Tempo.
      Avresti potuto rendermi migliore,
      avrei potuto scaldare gli anni tuoi canuti
      e la mente che perde i suoi pensieri.

      Camminando, ti ho cercata tanto
      in occhi sconosciuti, estranei e poi sbiaditi
      come un tramonto d’inverno.

      Ho contato nuvole e petali di fiori
      con le lacrime sulle dita.
      Ti ho scorta luce e ancora Vita
      in un tenerissimo vagito.

      Ti colgo voce nei miei silenzi
      e cardellino che fa il nido fra i miei fiori
      e alito di vento che li muove appena appena.
      Ora il Tempo di nuovo s’aggomitola
      di nuovo si fa bambino
      e subitanea si rianima una speranza di eterno.

      Ora mi basta soltanto
      un profumo di mele
      a riportarmi intatto il tuo calore,
      mamma.


    La giuria ha assegnato una menzione d’onore alla poesia: «Il sudore degli occhi» di Fernando Salentino, presentata per lui dalla sorella Patrizia, per aver colto lo spirito di Fino in fondo, proponendoci una poetica analogia: le lacrime di dolore sono “Il sudore degli occhi”.


    Sezione "A Tema libero":

    1° posto: «Non è mai finita» di Lucia Lo Bianco

      (A Marisa Leo e a tutte le donne vittime di violenza e della logica del possesso)

      È accaduto già, ricordo fessure
      e crepe di cupe stanze dissacrate
      o in fondo al bosco orfano di luna,
      come pellicole lacere e consunte
      tra figure scorte appena tra gli scatti.
      Ho visto corpi esangui sulla strada
      e occhi di donna sgranati verso il cielo,
      c’erano sangue, ossa e poi una voce
      che urlava al vento tra calde onde
      e soffi in fuga dalla scia di pazza folla.
      E, all'improvviso, sguardi fiutano la preda,
      mani premono carezze non cercate,
      dita frugano pelle dentro una fessura,
      pugni chiudono cerchi senza uscita.
      E polvere, pietre sotto schiena, vesti lacere,
      cuore a brandelli e visi sconosciuti,
      branchi affamati di carne trasudante.
      E io ho abitato incerte primavere
      di sere buie e infinite fino all'alba
      cercando un senso ai ritmi sfrenati
      di vuota vita nei vuoti cavi della notte.
      Non mi appartiene più questo mio corpo,
      pelle strappata e ricucita a scatti,
      male che uccide e non c'è via di scampo.
      Cerco dei suoni confusi tra i rumori
      ma più non trovo un canto libero di donna,
      soffoca il fiato l'urlo spento chiuso in gola,
      spinto giù in fondo da vili occhi di animali.
      C’è chi continua a bruciare le sue streghe
      in una caccia che non è mai finita.


    Menzione speciale della Giuria: migliore poesia a tema “La pace”: poesia «Pace» di Sabrina Vanini.